L’Agnèr è secondo me una delle più belle cime delle Dolomiti, lo metto sullo stesso piano di montagne molto più famose e frequentate come le Tre Cime di lavaredo, le Tofane, le Torri di Vajolet o il Cimon de la Pala. E’ una splendida, enorme, guglia di pura dolomite che si eleva severa sulla profonda e selvaggia valle di San Lucano. Sulle sue impressionanti pareti si sono scritte pagine indimenticabili dell’alpinismo italiano, tra le quali la famosa salita del fuoriclasse udinese Celso Gilberti che con Soravito aprì la via sullo spigolo nord ( 1620 metri di sviluppo! ), via poi ripetuta in free-solo dal fortissimo triestino Enzo Cozzolino e più tardi dal “ragazzo di Buia” Angelo Ursella.
La via normale dei primi salitori è molto lunga e abbastanza impegnativa, con qualche passaggio esposto sulla crestina finale, dove l’esposizione è veramente eccezionale. Non ci sono veri passaggi di arrampicata ma ce ne sono molti tra il primo e il secondo grado e quindi è richiesta una certa esperienza. C’è volendo un’alternativa più breve ( che ho percorso in discesa ) chiamata la via “del gran canalone”, che però va valutata bene magari chiedendo info al rifugio, perché soggetta a frequenti frane e a pericolo costante di caduta massi e perché potrebbe richiedere attrezzatura da neve ( piccozza e ramponi ) anche in estate. Per i più arditi c’è infine la via ferrata “stella alpina” sui Lastei d’Agnèr, una delle più impegnative delle Dolomiti.
Da Agordo ( BL ) si segue la strada per Fiera di Primiero fino al piccolo centro di Frassenè, dove si parcheggia all’altezza della seggiovia. Si sale quindi al Rifugio Scarpa ( 1735 m ) che si trova sulla bella malga Losch ( si può volendo salire a piedi ( sentiero 771, 2 ore ) ma poi la salita diventerebbe davvero troppo lunga e faticosa. Dal rifugio si prende il sentiero pianeggiante segnato con segnavia gialli e rossi che si dirige verso nord puntando alla sella tra la Val di Fratta e il Colle Colander. Da qui si svolta a sinistra e si inizia a salire faticosamente a zig zag sul pendio detritico verso la base delle pareti sud dell’Agnèr che raggiungiamo con divertenti passaggi di I grado, mentre il panorama si apre verso altre cime delle Pale di San Martino e sulle Dolomiti Bellunesi. Giungiamo quindi al bivio con il sentiero del gran canalone e saliamo infine l’ultimo ripidissimo tratto che ci porta al bivacco Biasin, un classico modello Berti che si trova sotto la bella Forcella del Pizzon ( 2623 m, 3.30/4 ore dal rifugio Scarpa ). Dal bivacco si inizia a salire l’ultimo tratto verso la cima, inizialmente attrezzato, che diventa via via sempre più impegnativo quando il tratto con cavi finisce a causa dell’estrema esposizione. Alla nostra sinistra c’è un pauroso abisso di 1500 metri tra l’Agnèr e la torre Armena che si staglia di fronte, e i passaggi di I/II sono da affrontare con la massima cautela ( infido ghiaino ). In un’ora si giunge quindi in cima ( 2872 m, 1150 m di dislivello ) dove non ho potuto godere completamente del fantastico panorama sui vari giganti delle Dolomiti a causa del brutto tempo, ma comunque qualche scorcio sulle Pale e su qualche altra cima sono riuscito a intravederlo.
Discesa uguale alla salita ( 3 ore, 7.30/8.30 totali ore totali ). Se si scende per il gran canalone si può guadagnare un’ora circa.