cridola

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Una delle vie normali più belle delle Carniche, in un ambiente dolomitico selvaggio e incontaminato, tra bizzarri torrioni e monoliti ( tra i quali il fantastico “uovo dolomitico” ). Paesaggi da fiaba ci accompagnano per tutta la salita, con scorci spettacolari sui Monfalconi, le altre montagne del gruppo del Cridola, le Alpi Carniche e le Dolomiti. E’ una di quelle salite che vorrei fare di nuovo ( ma poi la voglia di vedere posti nuovi la fa scendere nella mia personale “wish list”, ma prima o poi ci tornerò ), perché questo gruppo è uno dei miei preferiti e perché a causa del brutto tempo non ho potuto vedere nulla dalla cima. E’ una di quelle vie che non presentano difficoltà molto alte ma che richiedono esperienza e familiarità con i passaggi su roccia, l’ambiente è molto severo, ci sono passaggi esposti di I e II grado ed un passaggio chiave breve ma di secondo grado superiore almeno ( qualcuno dice terzo che secondo me è troppo, qualcuno solo secondo che invece è poco ). Ci sono comunque dei chiodi nei punti più ostici per i meno esperti e per eventuali discese in doppia.

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La via è stata aperta dal mitico Julius Kugy, che appena vide questa montagna se ne innamorò subito e una volta saputo che non era mai stata salita da nessuno decise di fermarsi in zona e provare a conquistarla. Ecco ciò che scrisse nel suo famoso libro: “Dalla vita di un Alpinista”:
“Mentre dall’alto del valico scendevo verso la vallata del Piave, vidi aprirsi alla mia sinistra una valletta breve, ma grandiosa, con nello sfondo una stupenda forma dolomitica. Sorpreso da tanta bellezza, mi domandavo come mai si chiamasse quel monte turrito. “El Crìdola”, mi disse infine un uomo che lavorava in un pascolo. E La via per salirci? “Su la croda del Crìdola non se ghe vien”, fu la risposta. Rimasi colpito: una vetta dolomitica ancora vergine mi guardava! Due giorni dopo le Marmarole, la vetta superba era mia. Mi trovavo per primo, felice e contento, sulla cima più alta ( 2581 m ) delle Alpi Clautane Settentrionali e il mio sguardo spaziava a sud su un mondo inebriante di mirabili castelli, torri e colonne, molte delle quali superavano la mia montagna, se non in altezza, certo per l’attrattiva delle loro forme incredibilmente ardite.”

Quattro chilometri dopo Forni di Sopra, in direzione Passo della Mauria, giriamo a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Giaf e percorriamo tutta la strada fino al ponte ( 1200 m, ampio parcheggio ). Quindi iniziamo a salire inizialmente per la carrareccia lastricata e poi prendendo il sentiero n°346 al primo tornante. Il sentiero sale non troppo ripido nel bosco fino a raggiungere il rifugio ( 30/40 minuti, 1400 m ). In questa prima parte abbiamo subito un assaggio della bellezza di queste montagne, con stupendi scorci sui Monfalconi di Forni. Seguiamo il comodo sentiero dietro al rifugio per la Forcella Scodovacca ( 1.15 ore, volendo raggiungibile anche dal rifugio Padova ) e quindi saliamo a destra per il ripidissimo sentiero n°344 per la Tacca del Cridola. Questa parte è fantastica, con panorami stupendi della vallata e bizzarri torrioni che si stagliano nel cielo. La vista dalla tacca è stupenda, lo stesso Kugy ( che qualche montagna l’aveva vista in vita sua… ) disse che questo panorama non aveva pari.

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Dalla tacca saliamo a sinistra seguendo i bolli rossi fino ad arrivare al vero e proprio attacco della via. C’è una prima paretina di II circa e poi si sale per tornantino fino ad un canalino detritico che ci porta ad un altro passaggio di I/II e quindi per sentiero esposto ad una sella. In questa prima parte sono straordinarie le viste sulla “finestra” e sulle torri Cridola e Both, Campanile Irma, Torre Bellavista e Guglia della Finestra. Sotto di noi le Torri Berti e della Forcella Scodovacca. Ma raggiunto l’altro lato della sella avremo una vista ancora più stupefacente sul famoso “uovo dolomitico”, che rimane in equilibrio su di una cengia sfidando ogni logica. Alla nostra sinistra si eleva ardito il bellissimo “Ago del Cridola”. Saliamo quindi superando il passaggio chiave della via, un diedrino piuttosto liscio con pochi appigli, in realtà più impegnativo da scendere che da salire. Si sale quindi il canale in divertente arrampicatina fino a trovare un passaggio piuttosto esposto di II circa che ci porta alla cupola sommitale e quindi in cima ( 2581, 1331 di dislivello, 1.15 dalla tacca ). Si può scendere per la stessa via di salita oppure ( consigliatissimo ) si può scendere dalla tacca alla Cuna, uno dei più begli anfiteatri di questa parte delle Alpi, quindi salire alla Forca del Cridola e prendere il sentiero 340 per il rifugio Giaf e il parcheggio ( totale 5/6 ore scendendo per la stessa via, 7/8 per la Cuna ).


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Author: thedharmabum

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