cima dei pecoli

cima dei pecoli

Classica via “di ravanamento”, per certi versi simile a quella che avevo fatto pochi giorni prima alla Terza Piccola ( faticosa salita ad una Forcella, roccia marcissima e canali pieni di detriti, ambiente dolomitico, un passaggio attorno al primo grado superiore ed uno molto esposto ). La Val Monfalcon di Forni è sempre spettacolare, molto solitaria ( persone incontrate in una domenica della seconda metà di luglio: 0 ), con straordinarie montagne e torri dolomitiche che si ergono tutt’attorno. La giornata era stupenda, limpidissima, una delle migliori che io ricordi nel periodo estivo. Il panorama a 360° dalla cima è semplicemente clamoroso se si ha la fortuna di salire con una giornata così bella: fantastica la vista su molti dei Monfalconi, sul gruppo del Cridola e del Pramaggiore, sul Pelmo e l’Antelao che sbucano tra le torri del Monfalcon di Forni e di Cimoliana, sui Preti e sul Duranno e poi su moltissime cime delle Alpi Carniche, delle Dolomiti, fino ad arrivare al Grossglockner, al Montasio e anche al Mare Adriatico sullo sfondo…

Era molto che volevo vedere il classico “Portòn di Monfalcòn”, il grande arco naturale che dà il nome all’omonima cima, e devo dire che è veramente impressionante visto da vicino, molto alto e sul bordo di un profondissimo abisso di intricate torri dolomitiche. Questa salita viene descritta come “escursionistica” dal Visentini, ma siamo veramente al limite, io la consiglierei ad escursionisti esperti un po’ pratici di alpinismo, soprattutto per l’ambiente severo e per la qualità della roccia veramente pessima, che può rendere difficili anche i facili passaggi sulle roccette finali, letteralmente ricoperte di detriti. Comunque in effetti l’unico vero passaggio un minimo impegnativo è attorno al II grado, forse neanche. La via è stata “bollata” dal bivacco Marchi-Granzotto fino al Portòn, poi passata la cengia può esserci qualche problema di orientamento. Ho cercato di ripristinare qualche ometto ( erano quasi tutti crollati e ne mancavano un paio nei punti forse più utili ). Molto lunga e faticosa la salita dalla Forcella del Cason, forse l’approccio dal Rifugio Pordenone è un pò più “umano”, anche se forse meno bello. E comunque ho preferito farmi un’ora in più tra questi luoghi da fiaba pur faticando che un’ora in più in macchina…

cima dei pecoli

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Passato Forni di Sopra, andando verso il passo della Mauria, in località Chiandarens si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Giaf e si percorre tutta la strada fino all’ampio parcheggio sotto il ponte ( 1100 m ). Si passa quindi il ponte e si sale verso il Rifugio Giaf ( 40 min, 1400 m, sentiero 346 ). In questa parte si può avere un primo assaggio della bellezza dei selvaggi Monfalconi di Forni e si può vedere chiaramente il nostro obiettivo odierno, la Cima dei Pecoli. Poco prima di arrivare al rifugio, sul tornantino, si prende il sentiero a sinistra ( 361/342 ) che sale alla Forcella del Cason e alla Forcella Urtisiel. Si punta quindi con decisione la Forcella ( 2224 m ) che si raggiunge non senza fatica in circa 2.30 ore. Fantastica la vista sulle numerose pittoresche torri di questa parte dei Monfalconi. Dalla forcella vale la pena seguire per una cinquantina di metri la traccia che sale sulla forcelletta vicina sulla destra per vedere per intero lo splendida parte sud-est del Monfalcòn di Forni e un fantastico scorcio sul Cridola. Tornati sui nostri passi scendiamo verso il bivacco Marchi-Granzotto, uno splendido punto panoramico per ammirare la bellezza quasi commovente di questa valle. Bellissima la vista sui Monfalconi e sul gruppo del Pramaggiore, e in particolare sull’ardita torre del Monfalcon di Cimoliana. Dal bivacco si scende seguendo le indicazioni per il sentierino che porta alla sorgente ( qualche bollo rosso sbiadito, comunque bisogna puntare ad est alla base dei ghiaioni della Cima Barbe ) e una volta raggiunta si prosegue costeggiando i ghiaioni seguendo l’evidente traccia ( ad un certo punto c’è anche una scritta “porton” ) fino ad arrivare alla base di un caratteristico torrione. Da qui inizia la parte più faticosa della salta, salendo prima un cupo canalino di roccette e ghiaino ( qualche passaggio di I ) e quindi traversando su un davvero poco piacevole canalone detritico ( qui si incontra a destra la “traccia” che sale se si arriva dal rifugio Pordenone ) fino ad un intaglio che conduce allo splendido portòn, sicuramente una delle meraviglie delle nostre montagne e fortunatamente quasi sconosciuto  e visto solo da pochi. Qui finiscono i bolli rossi, a dire il vero utili solo fino all’ingresso del canalino, poi conviene scegliersi i passaggi migliori a occhio. Dal portòn iniziano le difficoltà, c’è da percorrere una cengia piuttosto ardita molto esposta che conduce ad un forcellino. La cengia è facile e abbastanza pulita, ma è meglio guardare bene dove si mettono i piedi…

Qualche ometto ci indica il canalino di destra ( I ) che conduce al passaggio chiave della via ( I+). Bisogna superare un masso incastrato salendo a scelta a destra o a sinistra le ben appigliate paretine ( io sono salito a sinistra e sceso a destra, la difficoltà è più o meno la stessa ). Forse la vera difficoltà sta nel salire il terrazzino sovrastante che è completamente ricoperto di infido ghiaino.

Ora bisogna abbandonare il canalino e salire il pendio erboso detritico sulla destra ( io avevo scazzato il punto migliore, messo l’ometto mancante quando sono sceso ) che si trasforma nel finale in dei gradoni molto sporchi tutt’altro che piacevoli da salire ( I ). Quindi si approda nella cupola ghiaiosa sommitale della nostra Cima dei Pecoli, dove c’è solo un ometto e non ci sono libri di vetta ( 2352 m, 1300 m circa di dislivello, 4.30 ore ). Come detto meraviglioso il panorama in ogni direzione.

Discesa uguale alla salita, circa 2.30 ore ( 7 ore totali ).


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Author: thedharmabum

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