cima cadin degli elmi

cima cadin degli elmi

Salita molto interessante ad una cima quasi dimenticata delle Prealpi Carniche, divisa in due giorni vista la lunghezza dell’itinerario. Forse dalla valle del Piave è fattibile in un giorno ma si parla sempre di almeno 9 o 10 ore piuttosto faticose, quindi anche se si sceglie quell’approccio è meglio fermarsi al bel Rifugio Tita Barba. Il percorso dalla Val Cimoliana si snoda nella bellissima e selvaggia Val di Santa Maria tra alte pareti dolomitiche, impressionanti gole scavate dall’impetuoso torrente e boschi di faggio e conifere. Il primo giorno si raggiunge il Bivacco Gervasutti che si trova in una conca proprio alla base della nostra Cima Cadin degli Elmi e della Cresta di Santa Maria. Il mattino seguente si risale il cupo canalone tra queste due montagne e si attacca la Cima Cadin degli Elmi seguendo i numerosi ometti. Le difficoltà sono minime ( un paio di passaggi di I grado ) ma è richiesta sicurezza di passo ed esperienza su vie poco frequentate. Visentini parla di “una decina di fortunate visite all’anno”, quest’anno la mia era la sesta e non credo che ce ne saranno altre. Il panorama è sicuramente molto vasto su Dolomiti e Alpi Carniche ma io non l’ho visto a causa del maltempo. Non sono rari incontri con vari animali, dai camosci alle vipere.

cima cadin degli elmi

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cima cadin degli elmi

cima cadin degli elmi

cima cadin degli elmi

Raggiunta Cimolais in Val Cellina si seguono le indicazioni per la Val Cimoliana e si prosegue fino al Pian di Fontana ( 940 m ) dove si parcheggia l’auto. Si seguono quindi le indicazioni per il sentiero 356, si attraversa un ponticello di tronchi e quindi bisogna guadare il torrente ( probabilmente in estate si può passare senza togliersi le scarpe ). Si segue quindi la carrareccia fino ad un bivio che indica il sentiero per il bivacco Gervasutti a destra che scende di nuovo verso il torrente che dobbiamo attraversare una seconda volta. Risaliamo sull’altro lato su una carrareccia che abbandoniamo subito ( grosso ometto ) per prendere il sentiero che si inoltra nel bosco. Dopo un altro guado inizia la parte più suggestiva dell’itinerario, che si snoda sul fianco dell’impressionante gola formata dal torrente. Dopo questo lungo tratto nel bosco sbuchiamo nella parte alta della Valle, caratterizzata da canaloni detritici e piccoli torrenti che sgorgano dalle rocce. L’ultima parte è la più faticosa, dobbiamo risalire un ripido ghiaione che ci porta verso la Forcella Spe. Proprio poco prima della forcella abbandoniamo il sentiero principale puntando verso un forcellino sulla destra ( sentiero 352 ). E’ un tratto piuttosto disagevole perché franato in alcuni punti. Raggiunta la forcella non ci resta che scendere al bivacco che si trova ad un centinaio di metri in mezzo alla bella conca alla base delle splendide bancate dolomitiche della Cima Cadin degli Elmi ( 1940 m, 1000 metri di dislivello, 3.30 ore ). Questo bivacco è stato intitolato all’alpinista friulano Giusto Gervasutti, che fu uno dei più grandi alpinisti del mondo tra gli anni trenta e quaranta ed è da sempre considerato un vero precursore dell’alpinismo moderno. Sono numerose le sue imprese tra queste montagne anche se il suo nome è legato soprattutto alle grandi salite nel gruppo del Bianco, dove morì a soli 37 anni. Il bivacco è un classico modello Berti pulito e con tutto ciò che serve per passare la notte. Può essere raggiunto anche dal Rifugio Pordenone con il sentiero Marini che però presenta spesso punti franati e pericolosi soprattutto nella Valle di San Lorenzo e potrebbe essere anche inagibile a seconda della stagione.
Dal bivacco seguiamo una traccia che scende per qualche metro e poi scompare all’inizio del canalone. Comunque si tratta di puntare l’evidente forcella incassata alla destra della cima principale della Cresta di Santa Maria. Conviene tenersi sulla destra sul tratto più erboso. Si entra quindi nello stretto intaglio e in breve si raggiunge la Forcella di Santa Maria. Alla nostra destra notiamo un ometto che ci indica un canalino da percorrere in discesa e quindi iniziamo la salita su un canale detritico ( brevi passaggi di I grado ) che conduce ad una spalla erbosa. Puntiamo ad un’altra forcella e quindi seguiamo l’evidente sentiero che traversa a sinistra fino alla base di un altro stretto canale detritico. Dopo qualche altro breve passaggio su roccette raggiungiamo infine la cupola sommitale e la vetta della Cima Cadin degli Elmi ( 2424 m, 470 m di dilivello, 1.15 ore ).

La discesa è uguale alla salita, circa 3.30 ore per tornare al Pian di Fontana.

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Author: thedharmabum

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