annapurna circuit (nepal)

annapurna

AVVICINAMENTO: KATHMANDU-BESISAHAR

Ci sono due opzioni per raggiungere Besisahar da Kathmandu: l’autobus localone diretto dal new bus stand oppure si puó prendere uno dei tanti bus turistici per Pokhara che partono da Thamel, farsi mollare a Dumre e infine fare l’ultimo tratto con minbus collettivi. Il bus localone é piú economico anche se devi andare al bus stand in taxi, quindi considerando che é piú lento e scomodo non c’é un gran guadagno. Io non ho avuto scelta perché c’era uno sciopero di vari giorni e gli unici mezzi disponibili erano i bus turistici. Per il minibus dell’ultimo tratto c’é il classico sovrapprezzo per stranieri.

PRIMO GIORNO: BESISAHAR-BAHUNDANDA (6 ore)

annapurna

annapurna

Primo giorno piuttosto tranquillo e meno faticoso del previsto, malgrado la salita finale a Bahundanda abbastanza ripida e sotto un sole cocente. Ormai quasi tutti i trekkers prendono una jeep privata e si fanno portare almeno fino a Jagat, risparmiando cosí un giorno di trekking: io invece sono qui per camminare e preferisco farmi un giorno di piú anche nelle “lowlands” che regalare soldi ad agenzie e autisti. Tra l’altro é una camminata piú che gradevole tra risaie terrazzate e bei villaggi tradizionali, con una discreta vista sui colossi del gruppo del Manaslu che sembrano giá enormi malgrado siano ancora piuttosto lontani. C’é da fare un pezzo sulla strada ma ho incrociato solo un paio di jeep. Lasciato il bel villaggio di Bhulbhule che si raggiunge con un ardito ponte sospeso ( il primo di una lunga serie ) dopo un po’ si lascia la strada principale e si inizia a salire su una carrareccia che ci porta alla base della collina dominata da Bahundanda. A questo punto c’é da sudare ma la salita non é molto lunga. Bahundanda é davvero un bel villaggio. Non si vedono le grandi montagne ma in compenso domina uno stupendo anfiteatro di colline tutte terrazzate per coltivare il riso. In piú ci sono belle case tradizionali colorate e gente simpatica. Quasi tutti quelli che passano da queste parti vanno nella guesthouse “consigliata dalla lonely planet”: per me invece questi sono i posti da evitare, visto che per esperienza so che gli standard di queste guesthouses sono simili e preferisco dare i miei soldi a chi ha meno giro. In piú in questi lodge popolari se non ti bevi almeno 3 o 4 birre ( che costano il doppio che in cittá) e non mangi la roba piú cara del menu ti trattano come un pezzente. In serata conosco due simpatici tedeschi che vengono a fare treks qui in Nepal da piú di 20 anni e anche loro la pensano come me. Secondo uno dei due il trekking turistico, soprattutto quello dei grupponi, sta letteralmente uccidendo il vero spirito “alpino” di questi itinerari. Qualche mese fa girava la voce che le autoritá nepalesi stavano prendendo in considerazione l’ipotesi di vietare i trekking indipendenti e imporre la guida obbligatoria: sarebbe davvero la resa definitiva al turismo e la fine di un’epoca.
Nel villaggio fervono i preparativi per le elezioni di domani, alcuni uomini stanno preparando il seggio nella piccola scuola elementare. I maoisti sono favoriti ma ci sono forti preoccupazioni per possibili rivolte o attentati. In ogni caso non si saprá il vincitore prima di una settimana/10 giorni.

SECONDO GIORNO: BAHUNDANDA-CHAMJE (5 ore)

annapurna

annapurna

Giornata nel complesso meno interessante della prima e anche piuttosto faticosa soprattutto a causa del caldo. Da Bahundanda si scende per una ripida scalinata in lastricato e poi attraverso le risaie si raggiunge prima il bel villaggio di Ghermu e quindi si attraversa il Marsysangdi con un ponte sospeso. Sull’altro lato c’é Syange che si trova poco sotto una poderosa cascata alta 110 metri. Da qui in avanti si segue la strada che ad un certo punto sale a ripidi tornanti fino a Jagat, che si trova arroccata sul bordo della profonda gola. In realtá il villaggio é molto piú bello visto da lontano: essendo il punto di arrivo delle jeep é pieno di turisti e c’é una gran confusione ( in piú c’erano anche in corso le elezioni ). Mi fermo comunque per pranzo e quindi proseguo fino a Chamje dove c’é un’enorme cascata alta il doppio di quella di Syange ( 220 metri ) e dove decido di fermarmi in una bella guesthouse con vista cascata.

TERZO GIORNO: CHAMJE-BAGARCHAP ( 6 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Poco dopo Chamje si scende a destra ( cartello ) sulla riva del fiume che si attraversa con un ponte sospeso. Si costeggia quindi il bordo della gola guadagnando quota con un paio di strappi fino ad arrivare alla base di un ripido pendio che ci conduce alla conca ( che é il letto di un lago estinto ) dove al centro si trova il villaggio di Tal. A molti piace questo villaggio per la location particolare e perché ricorda vagamente le cittá del vecchio west, ma non mi ha colpito granché , anche perché quasi tutti gli edifici sono lodges. Si prosegue sul bordo della gola, quindi si attraversa un altro ponte e si raggiunge di nuovo la strada. A Karte si puó attraversare di nuovo il fiume e prendere il nuovo sentiero che porta a Dharapani, un villaggio che si sviluppa in lunghezza per piúdi un chilometro dove ci sono molti lodges e anche il check point del parco dell’Annapurna. Mi fermo a pranzo in un ristorante tibetano ( Dharapani é considerato il confine tra la zona induista e quella tibetana buddista ) quindi incuriosito da una segnalazione vado a vedere il piccolo villaggio tradizionale gurung di Omde. La scalinata in lastricato é bella dura ma alla fine ne é valsa la pena, il villaggio era davvero bello e realmente incontaminato, una cosa abbastanza rara da queste parti. Poco dopo c’é un bel pascolo di cavalli e infine, a pochi minuti da Bagarchap, ecco che la vista si apre sulle grandi montagne! Sono due veri colossi: l’Annapurna II e il Manaslu, il primo ottomila di questo trek. Dopo le foto di rito scendo a Bagarchap dove prendo una stanza nel primo lodge che trovo.

QUARTO GIORNO: BAGARCHAP-CHAME ( 4.15 ore )

annapurna

annapurna

Giornata breve ma tutto sommato abbastanza faticosa a causa di un paio di strappi molto ripidi. Avrei potuto anche proseguire al villaggio successivo ma ormai da questo punto fino al passo Thorong La le tappe sono quasi obbligate e quindi se allunghi adesso poi devi accorciare piú in alto, alla fine é meglio passare un paio d’ore in piú a quote ancora accettabili dove fa ancora un freddo relativo.
Lasciata Bagarchap si prosegue per una mezz’ora sulla strada e dopo Danaque si prende la ripida scalinata che sale a Temang, dove si puó godere una fantastica vista sul Manaslu e il suo gruppo. Si prosegue quindi ancora sulla strada e poi per sentiero fino al bel villaggio tradizionale di Latamro. Si ritorna ancora sulla strada e poco prima di Koto si apre maestosa davanti a noi la vista sull’Annapurna II e piú avanti anche sul Lamjung Himal. Dopo un check point della polizia in breve si raggiunge Chame, il centro amministrativo del distretto di Manang. Ci sono molti lodge, una german bakery, vari negozi di souvenir e roba da trekking e anche un paio di internet cafe. Finora ho incontrato pochissima gente e nei vari villaggi ho avuto spesso l’impressione che ormai i locali considerino la stagione ormai quasi finita. Ho incontrato due o tre grupponi di francesi in discesa ( probabilmente dal circuito del Manaslu ) ma nessuno in salita. Eppure questa in teoria é la stagione migliore, anche se ovviamente fa piú freddo ad alta quota.

QUINTO GIORNO:CHAME-UPPER PISANG ( 5 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Giornata in gran parte sulla strada ma con una bella vista sulle montagne ormai vicinissime e bei passaggi sulla strettissima gola. Si esce da Chame attraversando uno dei due ponti e quindi si prosegue sulla strada senza possibilitá di errore fino a raggiungere un piccolo villaggio e in seguito dei suggestivi passaggi scavati nella roccia. In questo tratto ci accompagna la vista sull’Annapurna II, sul Lamjung Himal, mentre davanti si staglia una strana montagna, l’Oble Dome, costituita da enormi lastroni di granito quasi verticali. I locali credono che gli spiriti dei defunti ascendano al cielo salendo questa montagna. La strada ad un certo punto si interrompe, si attraversa il ponte sospeso e si sale nel bel bosco di conifere fino a raggiungere Dukir Pokari, dove ci sono molti lodges e ristoranti e dove molti si fermano per pranzo ( tra questi anch’io ). Uscendo dal villaggio non proseguo sulla strada ma prendo il sentiero sulla destra, segnalato con la vernice rosso/bianca, che conduce direttamente ad Upper Pisang dove sono diretto. Queste varianti sono segnalate un po’ alla cazzo ( perché visto che hai copiato il sistema da quello delle Alpi dovresti a quel punto fare il lavoro allo stesso modo ) ma comunque sono utili ad evitare lunghi e noiosi tratti di strada. Dopo pochi minuti si attraversa un ponte sospeso e si prosegue senza problemi fino ad Upper Pisang, dove ci sono bellissime case tradizionali Manang Bot e una vista impareggiabile sull’Annapurna II che é proprio di fronte e domina tutta la vallata. Stupendo il tramonto dal monastero che domina il villaggio ( e i monaci ti offrono pure il lemon tea caldo ).

SESTO GIORNO: UPPER PISANG-BRAKA ( 6.30 ore )

annapurna

annapurna

La giornata piú dura finora. Dopo qualche saliscendi nel bosco si avvista un bel lago smeraldino e in breve si raggiunge un ponte sospeso che ci conduce alla base di una collina. Sulla cima si vedono le bandiere di preghiera di Gyaru, che si raggiunge seguendo un lungo sentiero a serpentine che ci fará sudare non poco. Da Gyaru si puó godere di una fantastica vista sugli Annapurnas che sono di fronte. Ma é anche un bel villaggio tradizionale Manang Bot con le case in pietra col tetto piatto e le bandiere di preghiera. Da Gyaru si prosegue per saliscendi fino a Ngawal, anch’esso bel vilaggio tradizionale, dove mi fermo per pranzo. In questo tratto il panorama é davvero stupendo soprattutto sull’Annapurna III e sulla profonda vallata. Lasciate le strade in ciottolato di Ngawal si prende il sentiero che scende ripido verso la vallata fino a raggiungere il bordo del fiume vicino all’aeroporto di Humde. Qui non so come ho scazzato il sentiero e mi sono ritrovato sulla strada poco dopo Humde. Comunque alla fine ne é valsa la pena perché sono riuscito a vedere un bel laghetto e a fare delle foto interessanti. Infine ho raggiunto Mundje ( dove finiva l’altro sentiero ) e quindi Braka dove mi sono fiondato nel primo lodge disponibile.

SETTIMO GIORNO: SALITA ALL’ICE LAKE ( 6 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

annapurna

Giornata di riposo a Braka. In realtá in queste giornate in genere non si riposa ma si cerca di salire una cima o raggiungere un punto panoramico in modo da ottenere una migliore acclimatazione all’alta quota ( seguendo una delle famose regole dell’alpinismo: “climb high sleep low” ). In ogni caso tra le varie opzioni disponibili tra Braka e Manang la salita all’Ice lake mi é sembrata la migliore, visto che si trattava di affrontare un bel dislivello di circa 1100 m fino ai 4600 e il panorama in teoria avrebbe dovuto essere stupendo. Il sentiero é molto ripido in alcuni tratti e oltre i 4000 si inizia ad accusare seriamente la mancanza di ossigeno. Non ci sono problemi di orientamento perché il percorso é ben segnalato con cartelli e vernice bianca e blu. Si parte dal sentiero di fronte al New Yak Hotel e si inizia a salire a fianco della bellissima Old Braka, uno dei miei villaggi preferiti di questo trek e forse il piú fotogenico. Si svolta quindi a sinistra tra le ultime case del villaggio e, dopo aver attraversato un piccolo ruscello, si prosegue in piano o in leggera salita fino a raggiungere un bivio. Qui un cartello ci indica il sentiero che sale a sinistra. Da qui inziano le parti ripide alternate a tratti a serpentine. Dopo circa 2 ore si raggiunge il viewpoint a 4100 m dove i trekkers meno in forma in genere si fermano. Il panorama é giá grandioso ma in realtá il meglio deve ancora arrivare. Dal viewpoint in su é davvero dura, anche se si é confortati da un panorama clamoroso sulle montagne che sembrano diventare sempre piú grandi ad ogni passo. Dopo un pascolo di Yak e un’utima ripida salita il sentiero diventa finalmente pianeggiante e, dopo aver aggirato una cima, ci conduce al primo dei due laghi ghiacciati. Sui laghi torreggia il Chullu ma la vista migliore é quella sui picchi dell’Annapurna, sul massiccio Tilicho Peak, sul Gangapurna e sulla profonda vallata del Marsyangdi. Un posto davvero fantastico con una vista clamorosa. Si ritorna per la stessa via, moltissimi yak sul sentiero.

OTTAVO GIORNO: BRAKA-CHAURI LEDAR ( 4.5 ore )

annapurna

annapurna

Giornata interlocutoria che introduce all’ultima parte in alta quota che ci porterá al passo Thorong La. Lasciata Braka si continua sulla strada fino a raggiungere Manang, il villaggio piú grande della valle dove molti trekkers si fermano per il giorno di riposo. E’ sicuramente un centro turistico per gli standard himalayani, ci sono partite e film nei ristoranti e tra le specialitá locali ci sono torte e yak-burgers. Da Manang si sale a Ghunsang e poi si continua senza affrontare strappi faticosi fino a Yak Kharka, dove ci si puó fermare se si ha intenzione di dormire a Thorong Phedi. Se invece ( come ho fatto io ) si vuole dormire all’high camp é meglio fermarsi solo a mangiare e proseguire ancora un’ora fino a Chauri Ledar, che si trova 200 metri piú in alto a 4200 metri, evitando cosí di superare i 5/600 metri di dislivello giornaliero il giorno successivo. Per tutto l’itinerario si susseguono splendidi scorci sugli Annapurnas, sul Gangapurna e relativo ghiacciaio e sui Chullus. A Chauri Ledar dopo il tramonto fa un freddo cane ma fortunatamente nel lodge c’è la stufa a legna.

NONO GIORNO: CHAURI LEDAR-HIGH CAMP ( 3 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Si inizia la salita al passo con una giornata breve ma piuttosto faticosa. Dopo vari saliscendi si attraversa un torrente e si affronta il primo strappo impegnativo che ci conduce ad un tea shop. Si affronta quindi un tratto soggetto a frane ( da affrontare con la massima cautela soprattutto in caso di pioggia ) e infine si guadagna il pianoro dove é situato Thorong Phedi base camp, un lodge enorme che puó ospitare moltissime persone. Io mi fermo solo per un té e proseguo insieme ad un ragazzo italiano di Comacchio e ad un Tedesco ( che incontreró un sacco di volte fino a Tatopani, e poi anche a Pokhara ). É una salita piuttosto dura di circa un’ora ma secondo me é molto piú sensato farla il giorno prima della salita al passo, evitando cosí la partenza nel cuore della notte. L’High camp si trova in una conca attorniato da stupende montagne, con le blue sheep che saltellano attorno e offre anche tra le specialitá una discreta pasta ( che infatti hanno preso quasi tutti ). Purtroppo non hanno nessun tipo di riscaldamento e alle 6 di sera devi rintanarti nel sacco a pelo se non vuoi congelare. Siamo a 4880 metri e non ci sono alternative.

DECIMO GIORNO: HIGH CAMP-MUKTINATH ( 6 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Il giorno piú “importante” del trek, praticamente chiunque incontri in salita é preoccupato per questa tappa che prevede lo scollinamento al mitico passo Thorong La alla quota di 5416 m. Se inizi a star male seriamente sono cazzi e piú di qualcuno ci ha lasciato le penne. In ogni caso bisogna partire all’alba per evitare i forti venti che si alzano al passo dopo le 10/11, alcuni partono alle 4 ma non ce n’é assolutamente bisogno, e non ha senso farsi due ore al buio senza godersi il fantastico paesaggio. Fa un gran freddo, qualcosa tipo 10 o 15 gradi sotto. Partiamo ( io, l’altro italiano e il tedesco ) quindi decisi senza esitazioni. Dopo una prima parte di saliscendi la salita diventa molto tranquilla con pendenze molto lievi e tratti pianeggianti. E’ ovviamente dura lo stesso ma se vai regolare del tuo passo non ci sono grossi problemi. Si raggiunge un primo tea shop a 5000 metri e, dopo vari falsi passi che ci fanno credere piú volte di essere alla fine della salita, si guadagna infine il passo dove c’é la famosa placca di metallo semisepolta dalle bandiere di preghiera e incredibilmente un altro tea shop, gestito da un simpatico tizio che vive lí per tutta la stagione, circa 4 mesi. Un té costa 160 rupie ma gliele dai piú che volentieri, questo é veramente un duro, noi occidentali probabilmente resisteremmo al massimo uno o due giorni in un posto estremo come questo. Durante tutta la salita il paesaggio é di una bellezza stupefacente, non sono riuscito a fare molte foto peró sia perché non volevo fermarmi sia perché era troppo freddo per togliersi i guanti. La discesa é ripida ma se non ci sono residui di neve o ghiaccio si va giú velocissimi tornando in breve tempo a quote piú umane. Dopo un paio d’ore infatti si é giá scesi di circa 1200 m e si raggiunge un gruppetto di ristoranti dove si puó fare la sosta pranzo e riposarsi un po’. Infine si scende ancora per un’ora fino alle prime case di Muktinath, cittá antichissima ( ha sicuramente almeno 3000 anni ) e famoso centro di pellegrinaggio. Scendendo dal passo il paesaggio cambia in modo drammatico: si ha quasi l’impressione di entrare in un mondo diverso, selvaggio e incontaminato. E’ il mitico Mustang, la terra dei Lo, uno dei luoghi piú affascinanti dell’area himalayana, e forse del mondo. Purtroppo gran parte di questa regione é soggetta a restrizioni per i trekkers, ci si puó andare solo con costosi tour organizzati con guide e portatori. Fortunatamente alcune zone sono state aperte di recente e c’é quindi la possibilitá di fare un itinerario alternativo anche da quelle parti. Prima di raggiungere Ranipawa, che é il borgo di Muktinath dove ci sono i lodge e negozi, ci fermiamo a dare un’occhiata al complesso di templi. Ci sono sia templi hindu che gompa buddisti, moderatamente interessanti ma nessuno eccezionale. Ci sono due sadhu che fumano cilum. A Ranipawa sembra tutto organizzato per accogliere i trekkers stanchi che scendono dal passo: ci sono ottimi lodge con acqua calda davvero calda, wi-fi, bar ( che fanno addirittura l’happy hour ) e ristoranti per ogni gusto. E’ vero che c’é una strada ma siamo ancora relativamente lontani dalla “civiltá”, alla quota di circa 3850 m.

UNDICESIMO GIORNO: MUKTINATH-KAGBENI ( 3.30 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Uno dei giorni piú belli, in una zona davvero selvaggia e assolutamente incontaminata. Fino a pochi anni fa la strada era l’unico itinerario possibile tra Muktinath e Kagbeni, poi alcune zone del Mustang del Nord sono state aperte anche ai trekkers indipendenti e oggi si puó quindi optare per un tracciato alternativo. Malgrado anch’esso sia in parte su strada consente peró di visitare interessanti villaggi e di godere di paesaggi fantastici e di una splendida vista sulle montagne. In ogni caso il traffico é praticamente inesistente ed é piú probabile incontrare un gregge di capre che una macchina. Dal centro di Ranipawa si ritorna indietro verso i templi per un centinaio di metri e si prende quindi il sentiero sulla sinistra per Dzong/Kagbeni ben segnalato da cartelli. In breve si raggiunge il bel villaggio di Chongur dove ci sono molte case colorate e una bellissima vista sul Dhaulagiri e sulle montagne vicine. Si scende quindi verso il fiume e si guadagna l’altro lato della valle attraverso un ponte sospeso. Da qui inizia la parte su strada sterrata in una zona davvero estremamente selvaggia e affascinante. Dzong é il villaggio piú grande e bello di questa zona, c’é un gompa molto fotogenico arroccato su una collina e belle case tradizionali. Poco dopo si attraversa l’ultimo villaggio tradizionale, Putak, e quindi si prosegue in una zona arida e desolata fino alle rive del Kali Gandaki. A questo punto si puó proseguire sulla strada fino a Kagbeni oppure salire la piccola collina sulla sinistra che offre uno dei panorami migliori di tutta la zona. Poi si puó scendere attraverso una stretta gola fino alle prime case di Kagbeni. Questo villaggio é uno dei piú belli di tutto il circuito e merita sicuramente una sosta di almeno un giorno. La parte vecchia si trova dentro antiche mura e le case sono tutte in pietra in stile tradizionale del Mustang. Volendo si puó anche attraversare il fiume e andare a visitare il piccolo villaggio di Teti e il monastero poco sopra, anche questa zona era tra quelle vietate. Molto bella la vista su Kagbeni e sul passo Thorong La.

DODICESIMO GIORNO: KAGBENI-MARPHA ( 6 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Giornata piuttosto impegnativa anche a causa del forte vento trovato nell’ultima parte. Si esce da Kagbeni seguendo la strada, dove si prosegue per circa due ore fino a Jomosom. Il traffico é praticamente inesistente e il panorama é grandioso sulla valle del Kali Gandaki e sul gruppo del Dhaulagiri. A Jomosom molti terminano il trek, visto che da questa cittá si puó prendere un’aereo per Pokhara o una Jeep per Tatopani. In realtá il trek ha ancora molto da offrire, in particolare alcuni fantastici scorci sul Dhaulagiri e sull’Annapurna I. In piú arrivati ad old Jomosom si puó abbandonare la strada e proseguire per il resto del giorno su sentiero. Si svolta a sinistra poco prima del ponte di legno ( indicazioni ) e quindi si prosegue sul lato sinistro del fiume. In breve si raggiunge il primo villaggio tradizionale, Thini, dove le case sono tutte dipinte di bianco. Il sentiero ci porta quindi sulle rive del bel laghetto di Dhumba oltre il quale svoltiamo a sinistra ( indicazioni ) e saliamo verso un passo. Da qui in poi inizia la parte caratterizzata dal vento, in certi punti molto forte. Lasciati sulla destra un monastero e il piccolo villaggio di Dhumba attraversiamo il letto di un fiume e saliamo verso una parete rocciosa che bisogna aggirare. C’é qualche tratto esposto e il vento complica le cose. Si ridiscende infine al livello del Kali Gandaki che si attraversa con un ponte sospeso poco dopo Chairo, un villaggio di rifugiati tibetani. Non resta che seguire la strada che in breve ci porta ad Old Marpha, uno dei villaggi tradizionali piú belli e meglio conservati del circuito. Tutte le case sono in pietra, dipinte di bianco. E’ un villaggio un po’ piú turistico di quelli piú in alto perché ci vengono anche turisti in jeep. Marpha é famosa per le mele e tra i vari prodotti si puó assaggiare anche l’ottimo apple brandy.

TREDICESIMO GIORNO: MARPHA-KALOPANI ( 4.30 ore )

annapurna

annapurna

Anche tra Marpha e Kalopani c’é la possibilitá di sfruttare una variante ma io ho preferito seguire la strada. In ogni caso questa tappa é una delle migliori per quanto riguarda la vista sulle montagne: in particolare si puó godere di una fantastica vista sul Dhaulagiri e di uno splendido tramonto sull’Annapurna I. Anche in questo caso il traffico é quasi inesistente quindi si cammina volentieri anche sulla strada. Poco dopo Marpha si raggiunge il primo villaggio tradizionale, Tukuche, che merita senza dubbio una sosta. E’ un antico villaggio Thakali che per secoli fu un importante centro nella rotta commerciale tra il Nepal e il Tibet: qui si pagavano i dazi per il sale e le carovane si fermavano nei caravanserragli prima o dopo il difficile viaggio attraverso l’Himalaya. Si prosegue quasi ipnotizzati dall’impressionante vista sul Dhaulagiri e la famosa cascata di ghiaccio: all’altezza di Larjung si passa praticamente sotto la montagna che svetta piu’ di 5 chilometri sopra la nostra testa. Notevoli anche gli scorci sulle tre cime del Nilgiri che si trova sul lato opposto della valle. Poco prima di Kalopani si puó attraversare il fiume e fare l’ultimo pezzo sul sentiero. Arrivati nel villaggio si apre grandiosa la vista sull’Annapurna I e sull’affilato Fang: questo é l’unico punto del circuito dove si ha una chiara visuale sulla massima cima del gruppo dell’Annapurna, e il tramonto é spettacolare. L’alba invece é perfetta per ammirare il Dhaulagiri e il Tukuche Peak sull’altro lato. Da Kalopani ci sono varie possibili escursioni, che col senno di poi mi dispiace non aver fatto, ma un po’ per stanchezza e un po’ perché ero stretto coi tempi ( e alla fine ho comunque fatto un overstay di un giorno ) ho deciso di rinunciare.

QUATTORDICESIMO GIORNO: KALOPANI-TATOPANI ( 5 ore )

annapurna

annapurna

annapurna

Ultimo giorno di marcia, a Ghasa ho deciso di prendere l’autobus per Tatopani e di farmi una mezza giornata di relax alle sorgenti calde. Lasciata la freddissima Kalopani ( uno dei posti piú freddi, anche se si trova a “solo” 2800 metri ) e la sua fantastica vista sulle montagne si prosegue sulla strada fino a Lete, dove alla fine del villaggio possiamo prendere la variante segnalata dalla vernice biancorossa sulla destra. E’ un piacevole sentiero nel bosco che in poco piú di tre ore ci porta a poche centinaia di metri da Ghasa, dove si firma l’uscita dal parco e dove finalmente si trovano un clima piacevole e prati fioriti. Poco dopo il check point c’é la stazione degli autobus dove si puó prendere la corriera per Tatopani. La strada é pessima e l’autobus scomodissimo. A Tatopani tutti sono molto rilassati e obiettivamente non c’é niente di meglio di qualche ora in ammollo nella vasca delle sorgenti calde e una buona birra gelata dopo tanti faticosi giorni di cammino.

QUINDICESIMO GIORNO: TATOPANI-POKHARA

Non c’é piú da camminare ma l’ultimo giorno é ugualmente faticoso, visto che c’e’ da affrontare un lungo tratto di strada sterrata pessima e piuttosto pericolosa prima di raggiungere la strada asfaltata poco dopo Beni. Si possono trovare jeep collettive all’inizio del villaggio di Tatopani dalle 8 di mattina in poi. A Beni si possono prendere sia il bus sia jeep collettive relativamente comode.

CONCLUSIONI

Sicuramente chi ha fatto questo trek prima della costruzione delle strade ha trovato un ambiente piú incontaminato e gente piú genuina nei villaggi, ma grazie alla passione di alcuni veri amanti della montagna che hanno tracciato nuovi itinerari e alla bellezza travolgente dei paesaggi e delle montagne Himalayane ( che non potrá mai essere alterata dalla mano dell’uomo ) possiamo ancora considerare questo trek tra i migliori del mondo. Poi comunque il passo Thorong La non ha perso il suo fascino, e rimane ancora il piú famoso e ambito passo di tutto l’Himalaya. La vista sulle montagne é spettacolare: in particolare mi hanno colpito quella sul gruppo dell’Annapurna tra Upper Pisang e Manang, quella delle montagne attorno Thorong La, quella sul Dhaulagiri e sull’Annapurna I da Kalopani. Tra i bellissimi villaggi tradizionali mi sono piaciuti molto Upper Pisang, Braka, Manang, Kagbeni, Dzong e Marpha. Nei villaggi principali non c’é molta interazione con i locali, anche perché quasi tutti lavorano con i trekkers e ti vedono come un semplice cliente. Tutti gli altri si sono trasferiti a Pokhara e a Kathmandu.
Una cosa che é cambiata molto rispetto anche a pochi anni fa, e purtroppo in peggio, é la qualitá dei trekkers. I veri amanti della montagna sono sempre di meno: ormai questi trek sono diventati vere e proprie attrazioni turistiche, sia per i backpackers ( se tra il corso Vipassana in India e il brevetto immersioni alle isole Gili o a Ko Tao non hai fatto un trek in Nepal non sei un vero backpacker ) che per i turisti organizzati. Ci sono molti Francesi, a quanto pare il Nepal é una delle destinazioni piú pubblicizzate dai tour operators d’oltralpe. Una cosa che non riusciró mai a capire é il perché gente che abita ad un passo da montagne bellissime come le Alpi ( che io non considero inferiori a quelle Himalayane come bellezza, e ne ho viste molte di entrambe le catene ) debba andare fino in Nepal a scoprire quanto é bello andare a camminare in montagna. Misteri del turismo!
In tutta franchezza mi aspettavo che questo trek fosse piú impegnativo: i pericoli ci sono e se qualcosa va storto l’esperienza ti puó salvare la vita, ma in condizioni ideali é un itinerario alla portata di chiunque abbia una condizione fisica accettabile ( e con il portatore forse non serve nemmeno quella ). Certo, partendo da Besisahar sono 10 giorni di marcia e quasi 5000 metri di dislivello da affrontare fino al passo, quindi c’é da sudare. Ma voglio ribadire per l’ennesima volta che chi fa un trek in Nepal non diventa automaticamente un alpinista o un esperto di montagna. Molti che hanno fatto il trek dell’Everest o dell’Annapurna non sarebbero in grado di fare salite o sentieri attrezzati con modeste difficoltá nelle Alpi. Diffidate quindi da blogger che si spacciano per esperti in base ad un trek in Nepal, i veri esperti di montagna hanno anni di esperienza e decine di salite documentate.
L’itinerario e i villaggi sono completamente diversi da quelli del trek del campo base, anzi direi che in un certo senso i due treks sono complementari: piú selvaggio e vario quello del circuito, piú affascinante per i grandiosi scorci su Fishtail e Annapurna I quello del campo base. Per quanto mi riguarda li metto allo stesso livello, non saprei dire qual’e’ il migliore. Alcuni li fanno entrambi insieme ( ho anche incontrato un simpatico inglese che oltre a questi s’era fatto pure quello dell’Everest… ) ma secondo me non é una grande idea ed é molto meglio farne uno alla volta. Come sempre ho fatto questo trek senza guide né portatori: non giudico chi va in montagna in questo modo ma per me sarebbe come barare. E poi, come ho sempre sostenuto e scritto anche su questo blog, per questi trek le guide sono inutili e i portatori quasi, possono avere un’utilita’ solo per anziani o per chi davvero non ce la fa. Meglio tenersi i soldi e farsi una settimana di relax da qualche parte alla fine del trek. Avevo un bagaglio di circa 10 chili, l’acqua la prendevo da fontane e ruscelli e la purificavo con il cloro. In tutti i lodge dove mi sono fermato ho mangiato benissimo.
Senza dubbio questo periodo tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre é il migliore per fare trekking da queste parti: ho trovato due settimane di cieli tersi e pochissima gente sui sentieri ( le guide consigliano ottobre-novembre e ovviamente quasi tutti vanno in quel periodo ). In alcuni villaggi fa molto freddo ma si puó sopportare per qualche giorno ( e comunque è sempre una buona idea scegliere un lodge con la stufa ).
I prezzi di tutto continuano a salire di anno in anno, ma é ancora possibile fare questi trek spendendo relativamente poco, scegliendo lodge in villaggi meno frequentati e contrattando l’alloggio e il mangiare ( se fai tre pasti spesso é possibile avere la stanza gratis o pagando una cifra simbolica tipo 50 rupie ). In tutto in 16 giorni ho speso circa 150 euro, compresi permessi ( circa 40 euro ) e trasporto.

Related Post

Author: thedharmabum

Share This Post On