La via Lipella si può considerare la “ferrari” delle ferrate dolomitiche, è un itinerario da sogno che ci porta sulla super-panoramica cima di una delle più belle montagne delle Dolomiti, tra postazioni della prima guerra mondiale, arditi cengioni sulla parete ovest, divertenti tratti di arrampicata e uno splendido pendio detritico finale. Il tutto in una cornice stupenda di vette, torri e torrioni. L’unico difetto di questa via ferrata è forse l’eccessivo afflusso di escursionisti, e non è improbabile trovare anche centinaia di persone sulla vetta ( perché molti salgono anche dalla lunga ma facile via normale, che viene solitamente usata per la discesa ). E’ un itinerario di media difficoltà lungo e piuttosto faticoso, consigliabile a persone esperte e in buona forma. E’ consigliabile dormire al bel Rifugio Dibona e partire all’alba ( splendida la vista su Sorapiss, Antelao & C., ma soprattutto sulla “sud” della nostra Tofana, la più bella e famosa delle Dolomiti ).
Da Cortina prendiamo la strada per il Passo Falzarego e quindi una stradina sulla destra che indica i rifugi Dibona e Duca d’Aosta. Dopo circa 4 km arriviamo al Dibona dove parcheggiamo l’auto ( ultimo tratto sterrato, ampio parcheggio ). Dal Rifugio ( 2030 m ) seguiamo le indicazioni per la ferrata Lipella ( sentiero 404 ) che sale alla base delle impressionanti rosse pareti della Tofana di Rozes. Sulla sinistra si apre il panorama sulle 5 torri, Averau, Croda da lago… Arriviamo quindi all’ingresso della galleria del Castelletto, uno dei tratti più suggestivi dell’itinerario. La galleria è molto lunga ( 500 m, non dimenticate la pila frontale! ) e consente di riflettere sulle condizioni disumane nelle quali combatterono i nostri soldati in quella terribile guerra. Una volta usciti sulla Forcella guadagniamo il lato ovest della montagna e iniziamo il lungo tratto di cengia che non presenta difficoltà particolari e offre dei panorami altamente spettacolari sulle montagne del gruppo di Fanis e la pittoresca Val Travenanzes. Giungiamo ad un bivio, chiamato delle “Tre Dita”, con il sentiero che scende al Rifugio Giussani. Noi prendiamo invece il sentiero di destra ed iniziamo la vera e propria salita, non difficile ma con qualche tratto esposto e faticoso, che ci porta infine sulla cresta NO e sul pendio detritico finale. Vediamo finalmente in lontananza la croce di vetta, che raggiungiamo dopo aver incontrato il sentiero della via normale che sale dalla nostra sinistra ( 3225 m, 1200 m di dislivello, 3/4 ore ). Panorama stupendo in ogni direzione. In questo ultimo tratto non è difficile trovare neve anche d’estate, quindi è meglio informarsi e portarsi in caso una piccozza.
Scendiamo quindi per la lunga ma facile via normale che ci porta con lunghe serpentine ( e che ci regala scorci bellissimi sulle altre due Tofane ) prima al Rifugio Giussani e quindi di nuovo al Dibona ( 3/4 ore, 7/8 totali ).