monte canin – picco di carnizza “alta via resiana”

monte canin

Il Canin per noi udinesi è un po’ la cima-simbolo delle nostre montagne, forse non la più bella ma certamente una delle più amate ed ambite. Dalla città lo si vede molto bene dominare la skyline, ma anche quando non lo vedi sai che c’è…
Per salirlo ci sono varie possibilità: la via normale slovena è una salita escursionistica senza grosse difficoltà e anche quella italiana non è molto impegnativa anche se richiede l’attraversamento del quasi estinto ghiacciaio e la scalata della facile via ferrata “Julia”. Questa volta ho deciso di provare la più impegnativa tra le vie più conosciute, quella che fa parte dell’Alta Via Resiana che sale dal Bivacco Marussich prima al Picco di Carnizza con la via ferrata “Rosalba Grasselli” e quindi per la cresta Nord-Ovest alla cima. E’ una salita non difficilissima ma da non sottovalutare, che consiglio solo ad esperti un poco pratici di alpinismo e soprattutto indifferenti all’esposizione, visto che ci sono passaggi non protetti anche di secondo grado esposto in cresta che richiedono la massima attenzione. Se poi si trova come è successo a me vento forte tutto diventa più difficile. La via ferrata, anche se non molto lunga, presenta una sezione piuttosto impegnativa all’inizio, con passaggi molto aerei su staffe e pioli ( tutti comunque in ottime condizioni ).
Secondo me è indispensabile dormire al bivacco, la salita in un giorno solo sarebbe anche fattibile ma stiamo parlando di almeno 10 ore totali e 2000 metri di dislivello, molto meglio dividerla in due giorni e godersi con calma gli straordinari paesaggi che solo il gruppo del Canin può offrire. I panorami sono veramente fantastici fin dall’inizio, ma diventano eccezionali quando si raggiunge prima il bivacco Crasso e quindi l’Altopiano del Canin, dove la vista spazia dalle Alpi Carniche alle Dolomiti, dalle Giulie alla città di Udine, la laguna e Lignano Sabbiadoro, oltre ovviamente alle stupende cime che sono a un passo, il Sart, il Cimone, il Montasio, lo Jof Fuart, il Mangart, lo Jalovec e ovviamente il Canin e tutta la sua cresta Nord-Est. E non ho parole per descrivere l’alba e il tramonto, veramente bellissimi.

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Dalla statale pontebbana Udine-Tarvisio una volta raggiunta Resiutta si prende la strada della Val Resia percorrendola quasi tutta fino al paesino di Stolvizza, che sorge proprio ai piedi del nostro Canin. Alla fine del paese si prende la strada sulla sinistra per il borgo Lodina e si parcheggia sulla sinistra alla prima curva ( indicazioni per il sentiero 643 per Sella Buia ). Si inzia quindi a salire prima tra le ultime case del paese e quindi seguendo una ripida carrareccia che sale a zig-zag sul fianco meridionale del Tanarado. Si giunge quindi ad una radura dove si trovano alcuni stavoli e una cappelletta, e dove la vista si apre anche sul Monte Sart. Da qui inizia una lunga salita su sentiero piuttosto ripido che ci porta prima ad un bivio dove andiamo a destra ( segnavia 632 ) e quindi, superate delle guglie di roccia, ad una forcelletta dove la vista si apre sul Cimone e in parte sul Montasio oltre che sulla profondissima Val Raccolana. Si risale quindi un breve pendio erboso fino a raggiungere il Bivacco Igor Crasso ( 1644 m, 2.30 ore ), forse il più bel bivacco incustodito che abbia mai visto, c’è perfino una stube in maiolica! Dal bivacco ora anche la vista verso ovest non ha impedimenti, e oltre alle Alpi Carniche si riescono a riconoscere anche alcune cime delle Dolomiti. Si prosegue quindi sul pendio erboso fino a giungere alla Sella Buia ( che però buia non è… ) dove si vede chiaramente quasi tutta l’ultima parte del percorso, che è una lunga traversata su cenge erbose sul lato meridionale del Picco di Mezzodì, della Cresta d’Indirinizza e del Monte Sart. Circa a metà troveremo una croce con un libro delle firme dell’Alta Via. La vista è sempre più maestosa, ora si vede anche chiaramente la pianura friulana e la laguna di Marano sullo sfondo. Il paesaggio diventa sempre più bizzarro, tipicamente carsico, con rocce modellate dagli elementi e impressionanti abissi a cielo aperto ( “le Pozze” ). Immancabili gli stambecchi che saltellano qua e là. Si arriva infine alla Forchia di Terrarossa, sul vero e proprio Altopiano e il panorama è veramente mozzafiato con molte delle famose cime delle Giule che si stagliano all’orizzonte. Quindi in pochi minuti seguendo il sentiero che costeggia il lato nord del Picco di Grubia si scende alla Sella Grubia e quindi al bivacco Marussich ( 2041 m, 1450 m di dislivello, 4.30 ore totali ). Il bivacco è il classico modello Berti non rosso come al solito ma verde. Pulito, ben tenuto, con tutto ciò che serve. Come detto il tramonto è splendido,e una volta scesa l’oscurità vale la pena di salire alla sella a vedere le luci di Udine, dei paesi della pianura friulana e delle città sul mare. Al bivacco ho trovato un ragazzo belga abbastanza taciturno che stava ultimando la traversata delle Alpi ( e c’è chi si vanta di aver fatto la traversata carnica… ), circa 100 giorni da Genova a Trieste.

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Dal bivacco si sale di pochi metri sulla Sella e si abbandona il sentiero principale puntando al cimotto sulla sinistra della Sella ( triangoli rossi sbiaditi ). Si sale in realtà solo per poco per poi ridiscendere verso un’altra sella e quindi risalire fino alla base ovest del Picco di Carnizza, dove troviamo l’attacco della ferrata ( targa con dedica a Rosalba Grasselli ). Dopo un primo tratto semplice si trova subito il punto chiave della ferrata, una paretina leggermente strapiombante in un paio di punti attrezzata con pioli e staffe, non difficilissima ma da non sottovalutare perché piuttosto esposta. Quindi si alternano altre paretine più semplici a tratti in cresta, fino a giungere dopo un’ultimo canalino al pendio detritico finale e quindi alla cima ( splendido panorama in ogni direzione che anticipa quello ancora più vasto dalla vetta del Canin ). Si continuano a seguire i triangoli rossi verso la sella sottostante e dopo una breve discesa si inizia a salire la parete nord del Canin ( passaggi di I grado attrezzati ) fino a raggiungere la cresta. Qui troviamo i passaggi più impegnativi di tutto il percorso ( non protetti ), I e II grado molto esposto. Si ridiscende quindi sul lato resiano per poi salire delle divertenti roccette ( I grado, un passaggio I+ ) e l’ultima parte in cresta ( più facile della precedente ) che ci porta sulla cima ( 2587 m, 546 m di dislivello, 2 ore ) , dove la vista è veramente clamorosa in ogni direzione ( giornata molto limpida quella mattina ).

Si ridiscende quindi con la dovuta cautela per la stessa via di salita fino al bivacco ( 1.30 ore ) e si prende il sentiero sulla sinistra ( n° 634 ) che dopo lunghe serpentine sul lato destro della Carnizza del Canin ( impressionante ) traversa le pendici meridionali del Picco di Grubia fino a raggiungere il bel bosco di latifoglie. Nel primo tratto ho visto anche un gruppo di ben 8 camosci, ai quali sono finalmente riuscito a fare delle belle foto prima che scappassero velocissimi. Un’altra lunghissima serpentina ci porta infine sulle rive del torrente Resia e dopo un’ultima salitella all’abitato di Lodina e alla macchina ( 3 ore dalla Sella Grubia, 6/7 ore totali ).


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Author: thedharmabum

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